La nascita del Distretto di economia solidale nell’ovest Milano la si deve in particolare ai rapporti che un gruppo di famiglie riunite nel Gruppo di Acquisto Solidale di Baggio, ha intessuto con la Cascina Forestina di Cisliano. Infatti, ormai quasi quattro anni orsono, queste persone avevano manifestato l’esigenza di trovare un produttore di ortaggi biologico presso il quale rifornirsi di verdure.
Con il titolare della Cascina Forestina si sviluppò nel tempo un rapporto di fiducia tale da mettere in piedi un sistema di raccolta “autonomo” basato sulla responsabilità dell’acquirente che andava direttamente in campo, coglieva ciò che gli interessava, pesava e pagava il tutto gestito senza la presenza di personale aziendale. Queste stesse persone, attraverso questa esperienza, sono anche venute in contatto con la realtà del Parco Agricolo Sud Milano , con le sue bellezze ambientali, paesaggistiche e architettoniche che nella stessa Cascina Forestina e nello storico Bosco di Riazzolo che la circonda hanno un esempio peculiare. Ma sono anche state poste di fronte alle criticità che il Parco subisce: la pressione infrastrutturale, l’abbandono del patrimonio rurale, le difficoltà economiche delle aziende agricole ecc. Ne è nata una riflessione che ha coinvolto da un lato, oltre al Gas di Baggio, un insieme di altri gruppi di acquisto dell’area ovest Milano, da Abbiategrasso a Settimo, da Rho a Cisliano da Milano centro a Sedriano fino ad arrivare ad interessarne circa 25, e insieme a questi anche soggetti organizzati come Banca Etica, La Banca del Tempo, alcune cooperative sociali e il Forum cooperazione e sviluppo che è un po’ il motore dell’aggregazione sui temi della solidarietà sociale. Il tema di questa riflessione girava intorno alla convinzione che il Parco Sud Milano per la sua estensione, la sua collocazione periurbana, la sua originalità europea di parco Agricolo, rappresentasse un bene insostituibile per la realtà di una area metropolitana quale quella di Milano e che la protezione di questo bene fosse una priorità per tutti quelli a cui stanno a cuore i beni comuni. Il passaggio successivo di questa riflessione ha riguardato le modalità attraverso la quali concretizzare un impegno verso la difesa del Parco Sud e si è individuato nel mantenimento della attività agricola il cardine di questo lavoro: in buona sostanza senza gli agricoltori e l’agricoltura il parco non c’è più.
Per cui si sono iniziate a costruire relazioni con altri agricoltori che già avevano orientato la propria azienda a relazionarsi in modo diretto con la realtà circostante attraverso forme diverse quali la trasformazione e la vendita di propri prodotti, o l’ospitalità agrituristica o la didattica ecc in modo da far si che queste aziende diventassero privilegiate per esempio nell’acquisto di beni alimentari per la spesa familiare dei GAS. Oggi sono circa una ventina le aziende che sono entrate in relazione diretta con i consumatori attraverso i propri spacci aziendali o altre forme di vendita e questo non solo all’interno di quel sistema che passa sotto il nome di Distretto di Economia Solidale del Parco Sud ma anche in modo autonomo dimostrando che la ricerca da parte di un numero sempre maggiore di aziende agricole di canali di commercializzazione diretta dei propri prodotti è una tendenza in atto che risponde alla necessità di trovare fonti di reddito sicure che possano rispondere in qualche modo alla profonda crisi ormai in atto da parecchi anni nel settore agricolo. I Gas, nel loro rapporto con la realtà agricola, hanno posto anche un problema di natura etica e cioè la loro propensione ad acquistare prodotti provenienti da una agricoltura rispettosa dell’ambiente, che non facesse ricorso alla chimica ma legata ai processi naturali. Dato che le aziende biologiche si potevano contare sulle dita di una mano, non era facile poter rispondere ad una domanda di acquisti di questo tipo. A distanza di tre anni dalla creazione del Distretto di Economia Solidale bisogna registrare che ben otto nuove aziende agricole hanno iniziato processi di conversione all’agricoltura Biologica e questo è un fatto assolutamente importante da ascriversi alle nuove relazioni che si sono instaurate tra consumatori e produttori, soprattutto se si pensa che le normative Regionali in tema di Biologico sono le stesse di prima e sono le stesse che non erano riuscite in più di vent’anni di applicazione, a far smuovere il settore. Sarebbe oggi importante studiare meglio queste tendenze per vedere se si tratta di processi strutturali e positivi per l’economia delle aziende o, al contrario, fenomeni passeggeri e di difficile valenza economica